Il mobbing sul posto di lavoro: come difendersi e ottenere il risarcimento dei danni

Il mobbing sul posto di lavoro: come difendersi e ottenere il risarcimento dei danni

Il mobbing sul posto di lavoro è un fenomeno sempre più diffuso che può causare gravi danni psicologici e professionali ai lavoratori. Secondo il codice civile italiano, il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare la salute psicofisica dei lavoratori e di garantire un ambiente di lavoro sereno e privo di violenze. In caso di mobbing, il lavoratore può intentare un’azione giudiziaria contro il datore di lavoro per ottenere il risarcimento dei danni subiti e chiedere l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge.

Definizione e tipologie di mobbing

Il mobbing sul posto di lavoro è un comportamento ripetitivo e sistematico di molestie, intimidazioni, offese e discriminazioni da parte di uno o più colleghi o superiori gerarchici nei confronti di un lavoratore. Le tipologie di mobbing possono essere varie, ad esempio: isolamento sociale, derisione, critiche ingiuste, assegnazione di mansioni umilianti, minacce, aggressioni fisiche o verbali.

Obblighi del datore di lavoro

Il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare la salute psicofisica dei lavoratori e garantire un ambiente di lavoro sereno e privo di violenze. In caso di mobbing, il datore di lavoro deve intervenire tempestivamente per porre fine alla situazione di violenza e adottare misure preventive per evitare il ripetersi di tali comportamenti. Inoltre, il datore di lavoro deve garantire la riservatezza della denuncia del lavoratore e non adottare provvedimenti discriminatori nei confronti di chi denuncia il mobbing.

Azioni giudiziarie per il risarcimento dei danni

In caso di mobbing, il lavoratore può intentare un’azione giudiziaria contro il datore di lavoro per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa della situazione di violenza. Il risarcimento dei danni può comprendere sia il danno morale che il danno patrimoniale. Il lavoratore può anche chiedere l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge nei confronti del molestatore e del datore di lavoro.

Sentenze della Cassazione sul mobbing

La Cassazione ha stabilito che il mobbing sul posto di lavoro costituisce un reato e può essere considerato come stalking, punibile con la reclusione fino a 4 anni. Inoltre, la Cassazione ha stabilito che il datore di lavoro che non tutela i lavoratori dal mobbing può essere sanzionato con l’applicazione delle sanzioni previste dalla legge e chiamato a risarcire i danni subiti dal lavoratore a causa della situazione di violenza.

Conclusioni:

Il mobbing sul posto di lavoro è un fenomeno grave che richiede la tutela giuridica dei lavoratori. È importante denunciare il comportamento del molestatore al datore di lavoro e rivolgersi a un avvocato specializzato per difendersi in caso di violenza sul posto di lavoro. La Cassazione ha stabilito che il mobbing costituisce un reato, pertanto è necessario agire tempestivamente per tutelare i propri diritti e la propria salute psicofisica. Il datore di lavoro ha l’obbligo di tutelare i lavoratori dal mobbing e di adottare misure preventive per evitare il ripetersi di tali comportamenti.
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